L’invisibile in fondo al mare: il Velella.

La storia dell’ultimo sommergibile italiano affondato prima dell’armistizio.

Il destino del sommergibile Velella è una storia “nascosta” della Seconda guerra mondiale, un avvenimento poco noto e apparentemente marginale che, però, si intreccia con il conflitto globale che colpì anche la penisola italiana nella prima metà del Novecento.

Il progetto nacque nel 1935 e prevedeva la costruzione di due sommergibili, denominati Argo e Velella, destinati alla Marina portoghese. Quasi al termine della costruzione, però, il Portogallo decise di non acquistarli più a causa di problemi finanziari. Così il Velella venne affidato alla Regia Marina per essere destinato alla 42° Squadriglia di sommergibili della città di Taranto, al comando del tenente Pasquale Terra.

Sulla tragica fine del Velella fa luce la documentazione britannica. Insieme ad un altro sottomarino italiano, il Benedetto Brin – il quale ne uscì indenne – fu avvistato da un sommergibile della Royal Navy, lo Shakespeare e, dato che il Velella navigava in superficie, risultando quindi più visibile, fu silurato intorno alle ore 20 al largo di Punta Licosa, nel Cilento. Non ci furono superstiti.

Le prime missioni del Velella si svolsero in Libia e in Eritrea. Nel 1943 il comando fu affidato al tenente di vascello Mario Patané. Quando, il 10 luglio 1943 iniziò lo sbarco degli alleati in Sicilia (operazione “Husky”), il Velella, impiegato in attività di pattugliamento nel Mediterraneo, fu uno dei sommergibili scelti per fermare l’avanzata anglo-americana. L’ultima e fatale missione del Velella iniziò il 7 settembre 1943 quando, diretto con altri dieci sommergibili a formare uno sbarramento nel Basso Tirreno per contrastare lo sbarco nemico, se ne persero le notizie, poco dopo la sua partenza dal porto di Napoli.

Secondo la versione inglese, che poi risulterà inesatta, alle ore 20.03 lo Shakespeare scagliò contro il Velella, ben sei siluri di cui quattro colpirono il vascello italiano, distruggendolo. In realtà il sommergibile fu colpito da un solo siluro e affondò con l’intero equipaggio. Secondo Pietro Vivone, maresciallo a bordo del Benedetto Brin e testimone oculare della vicenda, ci fu una seconda esplosione solo quando il sommergibile raggiunse il fondale, forse causata dall’acqua di mare entrata nelle batterie.

Foto riportante il messaggio dell’armistizio del 8 settembre 1943
https://www.anmicastellabate.it/wp/notizie/equipaggio-del-sommergibile-velella/

L’episodio del Velella, oltre che per la sorte delle cinquantuno vittime, è particolarmente tragico per via del tempismo degli avvenimenti. Soltanto il giorno successivo, l’8 settembre 1943, il governo provvisorio italiano amministrato da Badoglio annunciò l’armistizio. La vicenda del sommergibile Velella s’inquadra dunque in momenti di forte tragicità per l’intera nazione italiana: l’armistizio era stato firmato segretamente cinque giorni prima ma nessuno, né il Re né Badoglio, provvidero ad informare i vertici militari, anzi furono mandati undici vascelli per fermare l’avanzata nemica, segnando così il tragico destino del Velella. Le scellerate valutazioni politiche del governo provvisorio costarono la vita a molti soldati italiani, sia prima che dopo l’annuncio dell’armistizio. Nel 1976, nei pressi di Santa Maria di Castellabate, la storia quasi come un fantasma risalì a galla dalle acque cilentane. Alcuni pescatori della zona iniziarono a lamentarsi asserendo che durante le battute di pesca le loro reti erano state spezzate, probabilmente da qualcosa di metallico. Di qui l’idea che potesse trattarsi del relitto del Velella affondato in quel mare molti anni prima. La certezza però arrivò solo nel 2003, anno di localizzazione del relitto ad una profondità di circa 130m, avvenuto grazie alla collaborazione tra l’A.N.M.I. di S. Maria di Castellabate, avente come presidente il Maresciallo Carlo Mileo, la responsabile del gruppo di ricerca della “Missione Velella” Rizia Ortolani, e la CO.L.MAR di La Spezia. Come scrisse la stessa Ortolani a missione completata: “Finalmente quei 51 marinai, abbandonati al loro destino dal paese per cui avevano combattuto, non sono più soli e le famiglie hanno una tomba, anche se liquida, sulla quale poter pregare. Si dice, però, che non c’è migliore tomba per un marinaio del mare stesso.”

In foto la poesia per intero di L. M. Materazzi https://ita.calameo.com/books/00001888744b04be40a70

Nonostante una campagna di sensibilizzazione e un’interrogazione parlamentare presentata nel 2016, il relitto del Velella giace ancora in fondo al mare, a settantotto anni di distanza, custodendo i resti del suo equipaggio, vittime dello scorrere inevitabile della corrente della Storia. I versi della poesia “il Velella” di Lina Maurano Materazzi racchiudono il dolore dell’intero episodio:

“[..] Al largo di Licosa,

la bella, non incontrò

la buona sorte ma la ria!

Fu affondato e trascinò

Con sé cinquantuno

Giovani vite [..]

Da allora il “Velella”

E’ la loro tomba”.

Targa in onore ai cinquantuno caduti dell’equipaggio del Velella
https://www.anmicastellabate.it/wp/notizie/equipaggio-del-sommergibile-velella/

Bibliografia

  • A. R. Amato, Il Velella, seconda edizione
  • L. Maurano Materazzi, Il Velella
  • R. Ortolani, Velella un sogno lungo 60 anni
  • P. Sorrentino, Salerno nei secoli, 1998

Sitografia

The invisible at the bottom of the sea: the Velella

The story of the last Italian submarine that was sunk before the armistice.

The fate of the submarine Velella is a “hidden” story of the Second World War, known only a little and an apparently marginal event which, however, is intertwined with the global conflict that also affected the Italian peninsula in the first half of the twentieth century.

The project was born in 1935 and involved the construction of two submarines, called Argo and Velella, destined for the Portuguese Navy. Almost at the end of the construction, however, Portugal decided not to buy them anymore due to financial problems. For this reason, the Velella was entrusted to the Regia Marina to be assigned to the 42nd squadron of submarines of the city of Taranto, under the command of Lieutenant Pasquale Terra.

The British documentation sheds light on the tragic end of Velella. Together with another Italian submarine, the Benedetto Brin – which came out unscathed – was spotted by a Royal Navy submarine, the Shakespeare and, since the Velella was sailing on the surface and was more visible, it was torpedoed around 8 pm off the shore of Punta Licosa, in Cilento. There were no survivors.

The first missions of the Velella took place in Libya and Eritrea. In 1943 the command was entrusted to the lieutenant Mario Patané. When, on 10th July 1943, the landing of the allies in Sicily (operation “Husky”) began, the Velella was being employed in patrol activities in the Mediterranean and was one of the submarines chosen to stop the Anglo-American advance. The last and fatal mission of the Velella began on 7th September 1943 when, directed with ten other submarines to form a barrage in the Lower Tyrrhenian Sea to counter the enemy landing, news of it was lost shortly after its departure from the port of Naples.

According to the English version, which will later turn out to be inaccurate, Shakespeare fired six torpedoes against the Velella, four of which hit the Italian vessel, destroying it. Actually, the submarine was hit by only one torpedo and sank with the entire crew. According to Pietro Vivone, marshal aboard the Benedetto Brin and an eyewitness to the story, there was a second explosion only when the submarine reached the bottom, possibly caused by the sea water entering the batteries.

The Velella episode, as well as for the fate of the fifty-one victims, is particularly tragic because of the timing of the events. Only the following day, on 8th September 1943, did the provisional Italian government administered by Badoglio announce the armistice. The story of the Velella submarine is therefore framed in moments of great tragedy for the entire Italian nation: the armistice had been secretly signed five days earlier but no one, neither the King nor Badoglio, provided to inform the military leaders, indeed eleven vessels were sent to stop the enemy advance, thus marking the tragic fate of the Velella. The infamous political assessments of the provisional government cost the lives of many Italian soldiers, both before and after the announcement of the armistice. In 1976, near Santa Maria di Castellabate, the story came up from the Cilento waters almost like a ghost. Some fishermen in the area started complaining that their nets had been broken during the fishing trips, probably by something metallic. Hence the idea that it could be the wreck of the Velella, sunk in that sea many years earlier. The certainty, however, came only in 2003, the year in which the wreck was located at a depth of about 130m thanks to the collaboration between the ANMI of S. Maria di Castellabate, whose president was Marshal Carlo Mileo, the head of the research group of the “Missione Velella” Rizia Ortolani, and the CO.L.MAR of La Spezia. As Ortolani herself wrote when the mission was completed: “Finally those 51 sailors, abandoned to their fate by the town for which they had fought, are no longer alone and families have a tomb, even if liquid, on which they can pray. It is said, however, that there is no better grave for a sailor than the sea itself. “

Despite an awareness campaign and a parliamentary question presented in 2016, the wreck of the Velella still lies at the bottom of the sea, seventy-eight years later, guarding the remains of its crew, victims of the inevitable flow of the current of history. The lines of the poem “il Velella” by Lina Maurano Materazzi contain the pain of the entire episode (its English translation follows):

“[..] Off the coast of Licosa,

the beautiful, did not meet

good luck but the ria!

It was sunk and dragged

Fifty-one with it

Young lives [..]

Since then the “Velella”

Is their grave ”.

L’invisible au fond de la mer : le Velella.

L’histoire du dernier sous-marin italien qui a coulé avant l’armistice.

Le sort du sous-marin Velella est une histoire “cachée” de la Seconde Guerre mondiale, un événement méconnu et apparemment marginal qui, cependant, se confond avec le conflit mondial qui a également touché la péninsule italienne dans la première moitié du XXe siècle.

Le projet est né en 1935 et impliquait la construction de deux sous-marins, appelés Argo et Velella, destinés à la marine portugaise. Presque à la fin de la construction, cependant, le Portugal a décidé de ne plus les acheter en raison de problèmes financiers. Ainsi le Velella fut confié à la Regia Marina pour être affecté au 42e escadron de sous-marins de la ville de Tarente, sous le commandement du lieutenant Pasquale Terra.

La documentation britannique met en lumière la fin tragique de Velella. Accompagné d’un autre sous-marin italien, le Benedetto Brin – qui est sorti indemne – a été repéré par un sous-marin de la Royal Navy, le Shakespeare et, comme le Velella naviguait en surface, le rendant ainsi plus visible, il a été torpillé vers 20 heures à largo di Punta Licosa, dans le Cilento. Il n’y a eu aucun survivant.

Les premières missions Velella ont eu lieu en Libye et en Érythrée. En 1943, le commandement est confié au lieutenant Mario Patané. Lorsque, le 10 juillet 1943, débute le débarquement des alliés en Sicile (opération « Husky »), le Velella, employé à des activités de patrouille en Méditerranée, fait partie des sous-marins choisis pour stopper l’avancée anglo-américaine. La dernière et fatale mission du Velella commença le 7 septembre 1943 lorsque, dirigé avec dix autres sous-marins pour former un barrage dans la mer Tyrrhénienne inférieure pour contrer le débarquement ennemi, la nouvelle de celui-ci fut perdue peu après son départ du port de Naples.

Selon la version anglaise, qui s’avérera plus tard inexacte, à 20h03 Shakespeare a lancé six torpilles contre le Velella, dont quatre ont touché le navire italien, le détruisant. En réalité, le sous-marin a été touché par une seule torpille et a coulé avec tout l’équipage. Selon Pietro Vivone, maréchal à bord du Benedetto Brin et témoin oculaire de l’affaire, il n’y a eu une deuxième explosion que lorsque le sous-marin a atteint le fond, peut-être causée par l’entrée d’eau de mer dans les batteries.

L’épisode de Velella, outre le sort des cinquante et une victimes, est particulièrement tragique en raison du timing des événements. Ce n’est que le lendemain, 8 septembre 1943, que le gouvernement provisoire italien administré par Badoglio annonce l’armistice. L’histoire du sous-marin Velella est donc encadrée dans des moments de grande tragédie pour toute la nation italienne : l’armistice avait été secrètement signé cinq jours plus tôt mais personne, ni le roi ni Badoglio, n’a informé les chefs militaires, en effet on leur a envoyé onze navires stopper l’avancée ennemie, marquant ainsi le destin tragique du Velella. Les tristement célèbres évaluations politiques du gouvernement provisoire ont coûté la vie à de nombreux soldats italiens, tant avant qu’après l’annonce de l’armistice. En 1976, près de Santa Maria di Castellabate, l’histoire presque comme un fantôme surgit des eaux du Cilento. Certains pêcheurs de la région ont commencé à se plaindre que leurs filets avaient été brisés pendant les sorties de pêche, probablement par quelque chose de métallique. D’où l’idée qu’il pourrait s’agir de l’épave du Velella coulé dans cette mer de nombreuses années plus tôt. Cependant, la certitude n’est venue qu’en 2003, année où l’épave a été localisée à une profondeur d’environ 130 m, ce qui a eu lieu grâce à la collaboration entre l’A.N.M.I. de S. Maria di Castellabate, ayant comme président le maréchal Carlo Mileo, le chef du groupe de recherche de la “Mission Velella” Rizia Ortolani, et le CO.L.MAR de La Spezia. Comme Ortolani l’écrit elle-même à l’issue de la mission : « Enfin ces 51 marins, abandonnés à leur sort par la ville pour laquelle ils s’étaient battus, ne sont plus seuls et les familles ont un tombeau, même liquide, sur lequel ils peuvent prier. On dit pourtant qu’il n’y a pas de meilleur tombeau pour un marin que la mer elle-même.”

Malgré une campagne de sensibilisation et une question parlementaire présentée en 2016, l’épave du Velella gît toujours au fond de la mer, soixante-dix-huit ans plus tard, gardant les dépouilles de son équipage, victimes du flux inévitable du courant de l’histoire. Les vers du poème “il Velella” de Lina Maurano Materazzi contiennent la douleur de tout l’épisode :

“[..] Au large de Licosa,

la belle, n’a pas rencontré

la bonne chance mais la ria!

Il a été coulé et traîné

Avec lui cinquante et un

Les jeunes vies [..]

Depuis lors la “Velella”

C’est leur tombe”.

Lo invisible en el fondo del mar: el Velella

El destino del submarino Velella es una historia “oculta” de la Segunda Guerra Mundial, un acontecimiento poco conocido y aparentemente marginal que, sin embargo, se entrelaza con el conflicto global que también afectó a la península italiana en la primera mitad del siglo XX.

El proyecto nació en 1935 y preveía la construcción de dos submarinos, llamados Argo y Velella, destinados a la Marina portuguesa. Casi al final de la construcción, sin embargo, Portugal decidió no comprarlos más debido a problemas financieros. Así el Velella fue confiado a la Regia Marina para ser destinado al 42° Escuadrón de submarinos de la ciudad de Taranto, al mando del teniente Pasquale Terra.

 Sobre el trágico final de Velella arroja luz la documentación británica. Junto con otro submarino italiano, el Benedetto Brin – que salió ileso – fue avistado por un submarino de la Royal Navy, el Shakespeare y, dado que el Velella navegaba en la superficie, resultando más visible, fue torpedeado alrededor de las 20 horas frente a la costa de Punta Licosa, en Cilento. No hubo supervivientes.

Las primeras misiones del Velella tuvieron lugar en Libia y Eritrea. En 1943 el mando fue confiado al teniente de navío Mario Patané. Cuando el 10 de julio de 1943 comenzó el desembarco de los aliados en Sicilia (operación “Husky”), el Velella, empleado en actividades de patrulla en el Mediterráneo, fue uno de los submarinos elegidos para detener el avance anglo-estadounidense. La última y fatal misión del Velella comenzó el 7 de septiembre de 1943 cuando, junto con otros diez submarinos para formar una barrera en el Bajo Tirreno para contrarrestar el desembarco enemigo, se perdieron las noticias, poco después de su salida del puerto de Nápoles.

Según la versión inglesa, que luego resultará inexacta, a las 20.03 horas el Shakespeare lanzó contra el Velella, seis torpedos de los cuales cuatro golpearon el barco italiano, destruyéndolo. En realidad, el submarino fue alcanzado por un torpedo y se hundió con toda la tripulación. Según Pietro Vivone, mariscal a bordo del Benedetto Brin y testigo ocular de la historia, hubo una segunda explosión solo cuando el submarino llegó al fondo del mar, posiblemente causada por el agua de mar que entró en las baterías.

El episodio de Velella, además de por la suerte de las cincuenta y una víctimas, es particularmente trágico por el momento de los acontecimientos. Solo al día siguiente, el 8 de septiembre de 1943, el gobierno provisional italiano administrado por Badoglio anunció el armisticio. La historia del submarino Velella se enmarca, pues, en momentos de fuerte tragedia para toda la nación italiana: el armisticio había sido firmado secretamente cinco días antes, pero ninguno, ni el rey ni Badoglio, se encargaron de informar a los jefes militares, De hecho, once naves fueron enviadas para detener el avance enemigo, esto marca el trágico destino de Velella. Las malas evaluaciones políticas del gobierno provisional costaron la vida de muchos soldados italianos, tanto antes como después del anuncio del armisticio. En 1976, cerca de Santa María de Castellabate, la historia casi como un fantasma se remonta a las aguas chilenas. Algunos pescadores de la zona comenzaron a quejarse de que durante las excursiones de pesca sus redes habían sido rotas, probablemente por algo metálico. De ahí la idea de que podría haber sido el naufragio del Velella hundido en ese mar muchos años antes. Sin embargo, la certeza llegó solo en 2003, año de localización del pecio a una profundidad de unos 130m, gracias a la colaboración entre elA.N.M.I. de S. Maria di Castellabate, con el presidente del Mariscal Carlo Mileo, la responsable del grupo de investigación de la “Misión Velella” Rizia Ortolani, y el CO.L.MAR de La Spezia. Como escribió la misma Ortolani en una misión completada: “Por fin esos 51 marineros, abandonados a su suerte por el país por el que habían luchado, ya no están solos y las familias tienen una tumba, aunque líquida, sobre la que poder rezar. Se dice, sin embargo, que no hay mejor tumba para un marinero que el mar mismo.”

A pesar de una campaña de concienciación y de una pregunta parlamentaria presentada en 2016, los restos del naufragio del Velella todavía yacen en el fondo del mar, setenta y ocho años después, custodiando los restos de su tripulación, víctimas de la inevitable corriente de la Historia. Los versos del poema “Il Velella” de Lina Maurano Materazzi encierran el dolor de todo el episodio:

“[.. ] En la costa de Licosa,

la bella, no conoció

¡La buena suerte, pero la ría!

Se hundió y arrastró

Con sí cincuenta

y un Jóvenes vidas [.. ]

Desde entonces el “Velella”

Esta es su tumba”.

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